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BOLLA
DEL SOMMO PONTEFICE
LEONE XII

EXULTABAT SPIRITUS

 

Il Vescovo Leone, servo dei servi di Dio. A tutti i Cristiani che leggeranno la presente lettera, salute e Apostolica Benedizione.

1. Il Nostro spirito gioiva in Dio Nostro Salvatore quando lo scorso anno, dopo le procelle così lunghe e così terribili che avevano turbato ovunque la santa Chiesa di Cristo, Noi vi annunciavamo col suono dell’apostolica tromba che tempi più felici e più tranquilli erano finalmente venuti. Noi potemmo allora congratularci con voi tutti che fosse giunto l’anno della misericordia del Signore, l’anno del grande Giubileo, nel quale il tesoro infinito dei meriti del Nostro Redentore e dei suoi Santi (che per un giusto giudizio di Dio sui peccati degli uomini il nemico del genere umano aveva tenuto chiuso per sì lungo tempo) era per aprirsi di nuovo ad opera della Nostra debolezza.

Così, predicando a tutti il tempo favorevole ed i giorni della salute, Noi esortammo con paterno amore tutti i fedeli cristiani a placare, con la sincera penitenza del cuore e con la riforma dei costumi, la Maestà Divina tanto offesa dai nostri peccati, a ricorrere con confidenza al trono della grazia divina per ottenere misericordia in questo tempo opportuno, e ad intraprendere, secondo l’antico uso, un pio pellegrinaggio alle tombe dei Santi Apostoli, e con umili preghiere chiedere il perdono d’ogni peccato.

Ora vi annunciamo con nuovo trasporto di gioia che, per quanto riguarda la Nostra soddisfazione, l’anno faustissimo del Giubileo è cominciato e si è concluso secondo i desideri del Nostro cuore, non solo tranquillamente e serenamente, ma anche, per dono di Dio, in maniera pia e santa e, come abbiamo motivo di sperare, con molto profitto delle anime. Infatti, secondo l’antica consuetudine e con la solita solenne cerimonia, abbiamo aperto e chiuso le sacre porte o Noi stessi o i Venerabili Nostri Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa. Di fatto, la Vigilia della nascita del Signore Noi abbiamo aperto la porta santa della Basilica del Principe degli Apostoli sul Vaticano con una contentezza incredibile del Nostro cuore e in mezzo ad un grande concorso di popolo; nel medesimo tempo abbiamo affidato l’incarico a tre Cardinali, in qualità di legati a latere, di aprire le porte delle altre Basiliche; e parimenti la vigilia della nascita di Cristo, un anno dopo, le porte sante sono state chiuse con lo stesso rito solenne o da Noi stessi o dai Cardinali insigniti dello stesso onorevole titolo di legati, in modo che la conclusione ha corrisposto pienamente ai faustissimi auspici.

2. Tuttavia mancò alla Nostra consolazione che, secondo l’antica consuetudine, alle Basiliche del Principe degli Apostoli, di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore si potesse aggiungere la quarta, quella di San Paolo sulla via Ostiense, affinché come le altre tre Basiliche fosse visitata dal numeroso popolo accorso per lucrare l’indulgenza del Giubileo. Ma poiché questo significativo ornamento di Roma, monumento insigne della munificenza e della pietà dell’antichità, consacrato dalla Religione di tanti secoli, oltre due anni fa è stato ridotto in cenere (giusto argomento di vivo dolore per Noi, per il popolo romano e per tutto l’orbe cattolico), mentre Noi non risparmiavamo nessuno sforzo per far risorgere questo edificio dalle sue rovine, abbiamo giudicato conveniente provvedere alla sicurezza non meno che alla pietà dei fedeli ansiosi di partecipare all’indulgenza del Giubileo. Conseguentemente alla distrutta Basilica del Dottore delle genti, Noi abbiamo sostituito l’antica e venerabile Basilica di Santa Maria in Trastevere, perché godesse, durante l’Anno Santo, dei medesimi privilegi e delle medesime grazie precedentemente concesse a quella di San Paolo. Ed in ciò Noi abbiamo seguito l’esempio del Nostro Predecessore Urbano VIII di felice memoria, il quale al tempo del Giubileo da lui promulgato, vedendo che i fedeli non potevano senza pericolo di qualche danno frequentare la Basilica di San Paolo a motivo dell’aria malsana e per il timore di peste, sostituì ad essa la medesima Basilica di Santa Maria in Trastevere al fine di conservare integro il numero delle quattro Basiliche, la cui visita è prescritta per ottenere l’indulgenza del Giubileo.

3. Noi abbiamo pertanto adempiuto con cura al Nostro dovere. Con l’autorità che Ci è stata concessa da Dio, abbiamo aperto a tutti i tesori della divina misericordia e abbiamo invitato tutti con cuore paterno ad attingere con esultanza le acque vivificanti dalle fonti del Salvatore: le acque che conducono alla vita eterna. Ma a che tutto ciò, se la pia disposizione dei fedeli e uno zelo sincero per la loro salvezza non avessero corrisposto alle Nostre sollecitudini e ai Nostri voti? Ma anche per questa parte Noi dobbiamo benedire Dio, Padre del Nostro Signore Gesù Cristo, Padre delle misericordie, Dio d’ogni consolazione, il quale oltre la speranza di tutti si è degnato consolarci in questo anno ed ha concesso alle sue pecorelle di udire la voce del supremo pastore, Cristo, attraverso la parola del suo indegno Vicario sulla terra. In realtà, quantunque non sia stata vista giungere tutta quella innumerevole moltitudine di gente che in occasione del Giubileo accorreva altre volte da ogni parte nella città santa presentando quello spettacolo che suscitava l’ammirazione di tutto il mondo e confortava mirabilmente l’animo dei Nostri Predecessori e lo riempiva di incredibile gioia e piacere, tuttavia il diminuito numero di fedeli accorsi alle sacre soglie non deve essere attribuito ad una diminuzione della loro fede o ad un languente affetto verso la devozione sincera, ma piuttosto alle calamità dei tempi; queste calamità sono di tale natura che non senza giusti e validi motivi molti hanno temuto i pericoli del pellegrinaggio, benché effettivamente il tutto si sia compiuto assai felicemente, avendo voluto Iddio allontanare da Noi, come altre volte in consimile occasione è avvenuto, ogni sorta di mali per tutto il corso dell’Anno Santo.

4. Questo beneficio della Provvidenza di Dio nessuno potrà mai pensare che sia mancato se si rivolgono gli occhi e la mente a coloro che vennero nella città Santa per il Giubileo. Infatti il concorso dei pellegrini è stato continuo né mai esiguo durante tutto l’anno, tuttavia né in Roma né in quei paesi che hanno attraversato vi fu alcuna turbolenza o alcun disordine ma, ovunque, gaudio meraviglioso, sincera esultanza e il buon profumo di Cristo. Quanto alla Nostra città, quando mai furono in essa maggior pace e più compiuta sicurezza? Quando mai rifulse in essa uno splendore maggiore di Religione, di pietà, di fede, di carità, di tutte le virtù? Quando mai apparve più degna del nome di madre e di capitale di tutto il mondo Cristiano non solo per l’autorità del governo spirituale, ma anche per l’esempio della Fede? Quanto era bella, quanto degna di Dio, degli Angeli e degli uomini l’emulazione di fervore verificatasi fra gli stranieri e i Romani !

Quante volte vedemmo coi Nostri stessi occhi nutrite schiere di cittadini e di pellegrini accorrere a gara in spirito di umiltà e con animo contrito alle sacre Basiliche per ricevervi i vivificanti misteri dell’unità Cristiana dopo essersi riconciliati con l’espiazione sacramentale dei loro peccati! Nel frattempo supplicavano la Divina clemenza e imploravano l’aiuto e la protezione della gloriosa Vergine Maria, del Precursore di Cristo e dei Santi Apostoli, per la pace e per l’esaltazione della Chiesa Cattolica, per la prosperità e la salute di tutti i fedeli Cristiani, per la concordia e la felicità dei Principi Cristiani, infine per il ravvedimento di tutti i traviati e per la sincera conversione dei peccatori. Quante volte con le Nostre stesse orecchie abbiamo udito risuonare le vaste piazze di Roma, i colli e le vie di armoniosi canti, di devote preghiere e di lodi del nome divino! Quante volte il Nostro paterno cuore si è intimamente commosso nel vedere numerosissimi greggi di fedeli prostrati ai Nostri piedi per adorare il potere vicario di Cristo nella Nostra umilissima persona, per onorare in Noi con le più vive testimonianze di filiale ossequio il Principe degli Apostoli, la cui dignità non viene meno neppure in un erede indegno!

5. Che diremo poi delle molteplici opere di misericordia Cristiana fatte a beneficio dei poveri di ogni genere e di ogni nazione? Che cosa dell’ospitalità per gli stranieri e i pellegrini? Con quante e quali prove di benevolenza furono ricevuti al loro arrivo a Roma, con quale costante cura ristorati, con quanta umanità sostenuti nella fatica del viaggio! A che ricorderemo che i Venerabili Nostri Fratelli Cardinali di Santa Romana Chiesa e gli altri maggiori Prelati della Nostra curia, come si doveva, sono stati d’esempio a tutti? A che ricorderemo le altre innumerevoli persone d’entrambi i sessi, d’ogni età e condizione, la maggior parte delle quali illustri non meno per cariche e nobiltà che per autentica pietà, le quali, abbassandosi addirittura al di sotto dei fratelli d’infima condizione, si sono costituite quali modelli vivi ed esemplari dell’umiltà Cristiana? Fra esse furono veduti anche Principi di sangue reale e onorabili per il loro potere che nell’età giovanile furono ammirati per le loro opere buone dai Romani e dagli stranieri e che ancora oggi glorificano Dio Padre che è nei cieli. Con quali lodi infine esalteremo lo zelo, la solerzia e l’instancabile attività dei venerabili Sacerdoti secolari e regolari che alla moltitudine di penitenti hanno reso facile l’accesso alle sorgenti della misericordia, fine e scopo unico della salutare istituzione del Giubileo? In verità, ciascuno riceverà da Dio la lode per tutto questo. Noi, che queste cose andiamo ricordando, dobbiamo confessare che non abbiamo parole per esprimere quell’intima gioia del cuore, dalla soavità della quale eravamo commossi fino alle lacrime quando guardavamo tutto ciò.

6. Quest’anno, dunque, fu veramente un anno di salute non solo per gli abitanti di questa città, ma anche per i moltissimi altri che qua sono venuti in devoto pellegrinaggio e che, tornati alle loro case, potranno ampiamente attestare tutto ciò che qui abbiamo brevemente accennato. Infatti essi videro più di una volta con ammirazione quanta sia la forza della carità Cristiana diretta ad eccitare nei cuori la fede, l’amore verso Dio, il pentimento sincero dei propri peccati e un vivo desiderio di perfezione; di quella carità Cristiana che si trova soltanto nella Chiesa Cattolica e che specialmente nei suoi frutti fa conoscere quanto sia diversa da quella falsa. Né, ritornati in patria, questi pellegrini non solo racconteranno quanti deboli di spirito furono rinvigoriti, quanti infermi restituiti alla salute, quanti traviati ricondotti sulla strada della giustizia, ma potranno anche mostrare se stessi rinnovati nella mente, amantissimi della pace e della concordia, né meno fedeli ai loro Principi che a Dio; infine, uniti all’immutabile e sommo Bene nella fede, nella speranza e nella carità in modo che a tutti sia manifesto che essi hanno deposto ogni fermento di malizia ed hanno inoltre conseguito il ricchissimo tesoro delle indulgenze. Questo, però, ancorché copiosissimo, non è stato certamente il solo né il principale frutto del Giubileo che Ci siamo proposti allorché l’abbiamo promulgato. Era conveniente che la paterna carità dalla quale siamo animati abbracciasse tutto l’universo e provvedesse al particolare bene di ciascuno, in modo che non venisse trascurato il bene universale. Pertanto abbiamo fatto godere gli effetti della liberalità Apostolica ad ognuno, in modo che i singoli mirando santamente al bene comune con i loro voti concordemente pregassero Dio clementissimo di accrescere in santità ed estensione la Chiesa Cattolica e il Regno del Figlio suo, di liberare il mondo da tutti gli errori, di condurre gli uomini alla conoscenza della verità e verso la via della salvezza, di consolidare fra i Principi Cristiani quella pace e quella concordia che il mondo non può dare, di salvare infine il suo popolo e di benedirne la progenie dirigendola e guidandola al regno celeste.

7. Pieni dunque di fiducia nella misericordia di Dio e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, in forza del supremo potere di legare e di sciogliere che il Signore Ci ha concesso malgrado i Nostri pochi meriti, a tutti ed a ciascun fedele dei due sessi, i quali, in qualsiasi parte del mondo, vivono nella comunione e nell’obbedienza della Sede Apostolica, ed anche a coloro che lo scorso anno sono venuti a Roma e ivi o altrove in qualunque modo hanno lucrato il Giubileo, purché veramente penitenti e confessati, ed avendo ricevuto l’Eucaristico Sacramento, e nello spazio di sei mesi che decorreranno dal giorno della pubblicazione che si farà della presente Bolla in ogni diocesi, abbiano visitato devotamente la Chiesa Cattedrale o Principale, e tre altre Chiese del medesimo luogo, le quali saranno designate dagli Ordinari o dai loro Vicari o da altri per loro ordine, almeno una volta al giorno per quindici giorni (sia di seguito, sia con interruzione, sia che si tratti di giorni naturali, o computati come la Chiesa li computa, cioè dai primi vespri d’un giorno sino alla sera del dì seguente), e vi avranno pregato Iddio piamente per l’esaltazione della Santa Madre Chiesa, per l’estirpamento delle eresie, per la concordia dei Principi Cattolici, e per la salute e la tranquillità di tutto il popolo Cristiano, Noi concediamo ed accordiamo nel Signore che ottengano per una sola volta l’indulgenza plenaria, la remissione ed il perdono di tutti i loro peccati, come se avessero personalmente visitato nei giorni stabiliti le quattro Basiliche e Chiese di Roma da Noi designate, e avessero adempiuto a tutte le condizioni richieste per l’acquisto del Giubileo.

8. A coloro che si trovassero in viaggio per terra o per mare, Noi concediamo che se tornano alle proprie case, od in qualunque altra stabile residenza dopo il tempo di sei mesi da Noi qui determinato, possano guadagnare, ciò nonostante, l’indulgenza del Giubileo, purché compiano tutte le condizioni poco sopra accennate, e visitino, come verrà ad essi ingiunto, la Chiesa Cattedrale, o Principale, o la Parrocchiale del paese del loro domicilio.

Noi concediamo egualmente con questa Bolla agli Ordinari dei luoghi la facoltà ed il potere di dispensare dalle visite solamente le monache, le oblate, le fanciulle e le donne che vivono in clausura nei monasteri o ritirate in altre pie case religiose, come pure gli anacoreti e gli eremiti, e qualunque altra persona, sia laica, sia ecclesiastica, regolare o secolare, che si trovasse in prigione od in cattività, o che fosse impedita da qualche infermità del corpo, o da qualunque altra causa che fosse un ostacolo alle suddette visite. Quanto ai fanciulli che non sono stati ammessi ancora alla prima Comunione, potranno essere dispensati essi pure. I Vescovi potranno, personalmente o per mezzo di Prelati regolari o di superiori o di prudenti Confessori, prescrivere altre opere di pietà, di religione e di carità, che dovranno essere compiute dalle persone, invece delle dette visite o della Comunione Sacramentale. Noi concediamo pure la facoltà di ridurre ad un minor numero, secondo la loro prudenza, le visite dei Capitoli, delle Congregazioni secolari e regolari, delle Associazioni, Compagnie, Confraternite, Università o Collegi che visitassero processionalmente le Chiese medesime.

9. Concediamo inoltre alle monache ed alle loro novizie la facoltà di scegliere, a questo effetto, un Confessore tra quelli che sono approvati dall’Ordinario della diocesi nella quale si trovano i loro monasteri; parimenti, a tutti gli altri Cristiani fedeli dell’uno e dell’altro sesso, tanto laici quanto ecclesiastici, secolari o regolari di qualunque Ordine, Congregazione od Istituto anche degno di speciale menzione, concediamo la facoltà di scegliere un sacerdote Confessore regolare o secolare, purché sia approvato dall’Ordinario della città, della diocesi o del territorio per ascoltare le confessioni dei secolari. Detti Confessori nello spazio di sei mesi, potranno, per questa volta solamente, nel foro della coscienza – a quelli che loro si presentassero per confessarsi col desiderio sincero di approfittare del Giubileo e di compiere tutte le opere richieste – concedere l’assoluzione dalle scomuniche, sospensioni ed altre censure ecclesiastiche inflitte contro di essi, sia di diritto o da chicchessia, per qualunque causa, anche nei casi riservati agli Ordinari locali e a Noi o alla Sede Apostolica, anche nei casi speciali riservati al Sommo Pontefice e alla Sede Apostolica che altre volte non erano compresi nella concessione per quanto ampia. I Confessori potranno inoltre assolvere da tutti i peccati ed eccessi, quantunque gravi ed enormi ancorché riservati – come si è detto prima – ai medesimi Ordinari, a Noi e alla Sede Apostolica, imponendo ai peccatori una salutare penitenza e tutto quello che per diritto si deve aggiungere. Parimenti con la stessa autorità e con ampia benignità Apostolica concediamo ed accordiamo agli stessi che possano ed abbiano facoltà di commutare in altre pie e salutari opere i voti di qualunque sorta, anche giurati e riservati alla Sede Apostolica (eccettuati però sempre i voti di castità, di religione e di obbligazione accettata da terzi, o quelli in cui si tratti del pregiudizio di terzi, come pure i voti penali che sono denominati preservativi dal peccato, se la futura commutazione non sia tale che raffreni dal commettere il peccato in misura inferiore della precedente materia del voto). Possano inoltre dispensare con i penitenti costituiti in Ordini sacri, anche regolari, circa occulte irregolarità compiute con la violazione delle censure, al fine di essere promossi agli Ordini superiori.

10. Con la presente Bolla Noi non intendiamo dispensare da alcuna irregolarità pubblica o privata, da alcun difetto o nota o da altra incapacità od inabilità in qualunque maniera applicate, né dare facoltà di dispensare da esse, o di riabilitare qualcuno anche nel solo foro della coscienza; Noi non intendiamo neanche derogare alla Costituzione data con le convenienti dichiarazioni da Benedetto XIV, Nostro Predecessore di felice memoria, che comincia con le parole Sacramentum poenitentiae, emanata il 1° giugno dell’anno dell’Incarnazione del Signore 1741, primo del suo Pontificato. Infine Noi non intendiamo che di questa Bolla possano approfittare in alcun modo coloro che fossero stati nominativamente scomunicati, sospesi, interdetti da Noi e dall’Apostolica Sede, o da qualche Prelato o Giudice Ecclesiastico, o coloro che erano incorsi altre volte in sentenze e censure o che siano stati pubblicamente denunciati, a meno che entro il termine di detti sei mesi non abbiano dato conveniente soddisfazione e non si siano accordati con le parti in quanto fosse stato necessario.

11. Del resto, se alcuni dopo aver cominciato l’adempimento delle opere prescritte per lucrare questo Giubileo non abbiano potuto compiere il numero delle visite stabilite in quanto raggiunti dalla morte, Noi, desiderando favorire benignamente la loro pia e manifesta volontà, vogliamo che gli stessi veramente pentiti, confessati e comunicati siano partecipi della predetta indulgenza e remissione non altrimenti che se avessero di fatto visitato le predette Chiese nei giorni prescritti. Se poi alcuni, dopo aver ottenuto – in forza della presente Bolla – le predette assoluzioni dalle censure o le commutazioni dei voti o le dispense o cambiassero quello che abbiamo sopra indicato come necessario per lucrare il Giubileo, sebbene per ciò stesso possano essere a stento ritenuti immuni da peccato, tuttavia vogliamo e dichiariamo che tali assoluzioni, commutazioni e dispense ottenute con la predetta disposizione rimangano valide.

12. Indirizziamo questa dichiarazione voluta dalla Nostra mente e dalla Nostra volontà particolarmente a tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e agli altri locali Ordinari, Prelati o legittimamente esercenti l’ordinaria locale giurisdizione in mancanza dei Vescovi e dei Prelati e che godono della grazia e comunione della Sede Apostolica. Li preghiamo e scongiuriamo tutti caldamente, in nome del Signor Nostro e Principe di tutti i Pastori, Gesù Cristo, affinché – tenendo fissa l’attenzione alla Pietra dalla quale sono stati espressi – siano orgogliosi di manifestare anche in questo la loro unità e la loro partecipazione con la Chiesa di Roma. Pertanto annunzino e notifichino questo bene così grande ai popoli che sono affidati alla loro cura e alla loro fede, e non trascurino di far conoscere loro, con pastorale diligenza, l’ineffabile provvidenza di Dio e la sua benignissima carità verso di noi, che sovranamente risplendono nella istituzione e negli effetti del Giubileo. Infatti dovrebbe ritenersi assolutamente inescusabile e perciò indegno di ottenere mai più misericordia da Dio qualunque peccatore che non approfittasse di un così ampio e facile mezzo di conseguire il perdono. Sia dunque compito e cura dei Vescovi adoperarsi con sommo impegno affinché tutti i Cristiani, riconciliati con Dio, autore della vera salvezza, per mezzo della Penitenza, convertano la grazia del Giubileo in vantaggiosa utilità per le loro anime. Ma riteniamo che ciò non possa mai avvenire se voi, Venerabili Fratelli, tutti d’accordo con Noi non vi accingerete a compiere questa parte dell’ufficio pastorale con grande generosità e con animo volonteroso.

Per potere pascere validamente e utilmente quella parte del gregge di Dio che vi è stata affidata, allontanatela innanzitutto dagli avvelenati pascoli che ovunque le vengono insidiosamente offerti per trarla a morte; scoprite i lacci nascosti qua e là, e fortificate il vostro gregge con sante ed idonee istruzioni contro il nefando torrente di così numerosi errori e contro le empie dottrine di tanti uomini perversi. Se per caso vi imbatterete in coloro che non sopportano la sana dottrina e chiudono le orecchie alla verità per aprirle alle favole, voi non dovete perdervi d’animo ma ricordandovi della persona che rappresentate e di chi è la causa che vi è affidata, argomentate, supplicate, sgridate con ogni pazienza e dottrina, né cessate finché Cristo è in voi e per mezzo vostro regni dappertutto e dappertutto trionfi. Né lasciatevi atterrire dal numero, dalla malizia o dal furore dei nemici; infatti il Signore ci diede i mezzi perché vincessimo la dura battaglia e perché conoscessimo che la sapienza è più potente di tutti: quella sapienza divina che guida i passi dei Pastori dei Cristiani e ne regge le mani e i cuori, così che le porte dell’inferno non hanno mai vinto né prevarranno contro la Chiesa di Cristo.

Innanzi tutto con ogni vigilanza ed impegno adoperatevi per allontanare dal vostro gregge tanti libri empi, impuri e pestiferi che il velenoso nemico del genere umano vomita da ogni parte con incredibile massa di lordure; per causa di essi ora più che mai si deve piangere con il Profeta: «La maledizione, il furto e la menzogna hanno inondato la terra e il sangue beve il sangue». Tutti i buoni lamentano che questa peste di libri malvagi non solo degrada via via i costumi, ma scuote anche i fondamenti della Fede e colpisce tutti i dogmi della nostra santissima Religione. Afferrate, Venerabili Fratelli, animati da un solo spirito e da una sola mente, afferrate lo scudo della Fede nel quale possiate estinguere tutti i dardi infuocati del malvagio; impugnate la spada dello spirito che è la parola di Dio e combattete la buona battaglia. Se Dio è con noi, chi potrà vincere contro di noi? Né dovete temere, perché tutti i carissimi Nostri figli in Cristo Re e Principi Cattolici saranno in futuro sicuramente per voi. Infatti la maggioranza di loro Ci ha devotamente ed umilmente supplicato che ai loro regni e domini fosse esteso il Giubileo, come già in precedenza avevamo deciso di fare sull’esempio dei Romani Pontefici Nostri Predecessori; non può accadere che essi non godano di vedere voi fra i loro popoli adoperarvi con zelo pastorale per tutto ciò che è necessario a conseguire il Giubileo e che anzi non s’impegnino a promuoverlo con la loro autorità. La pietà sincera, l’amore del bene e l’impegno di cui è giusto siano tutti infiammati, li spinge – anche se Noi tacciamo – a difendere da ogni ingiuria la Chiesa di Cristo di cui a buon diritto si gloriano di essere figli, e a provvedere per dovere della propria dignità e del proprio compito ai fedeli loro sudditi particolarmente in quelle cose che riguardano la Fede e la salvezza delle anime. Nessuno di essi ignora che sta scritto: «Non esiste alcun potere se non da Dio». E altrove: «Per me i Re regnano e i Legislatori determinano le cose giuste; per me i Principi comandano e i Potenti amministrano la giustizia».

Non è chi non veda – e la stessa esperienza di questi ultimi tempi lo conferma manifestamente – che la causa della Chiesa e quella dei Principi è una sola e la stessa, in quanto non si renderà mai a Cesare ciò che è di Cesare se prima non si rende fedelmente a Dio ciò che è di Dio. In loro e in voi, Venerabili Fratelli, l’amore per la Religione sia il solo e il medesimo; unitevi tutti santamente per assicurare la gloria di Dio, l’integrità della Fede e dei costumi, la felicità dei popoli. Così avverrà che il regno di Cristo e parimenti il trono dei Principi, a seguito di questa Nostra indizione del Giubileo universale diretta al pio conseguimento di esso in ogni parte del mondo Cattolico, si consolideranno sempre più di giorno in giorno, fioriranno e verranno esaltati.

13. A voi, infine, figli tutti della Chiesa Cattolica rivolgiamo la Nostra parola, e tutti e ciascuno vi esortiamo e preghiamo affinché, mentre Noi seguendo le orme dei Nostri Predecessori e assecondando i pii voti di tutti i fedeli estendiamo a tutto il mondo Cattolico l’amplissimo perdono del Giubileo, voi non riceviate invano una grazia di Dio tanto grande. Se mai lo fu altre volte, ora per certo è assolutamente necessario, dilettissimi figli, tornare al proprio cuore, fare frutti degni di penitenza e salvarsi dall’ira futura. Questo gridano, questo sostengono quegli stessi mali che da tempo ci premono e quelli forse più gravi che minacciano il nostro capo se non ci ravvediamo e non torniamo davvero a più sani consigli: infatti la mano di Dio è ancora alzata. Udite dunque queste parole, o genti di tutto il mondo; ascoltatele, voi tutti che abitate la terra, poiché Noi siamo ambasciatori di Cristo ed esortiamo in suo nome. Riconciliatevi con Dio, fate penitenza, guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi sotto vesti di pecore ma dentro sono lupi rapaci. Voi li potrete facilmente conoscere dai loro frutti: non lasciatevi trasportare da varie, peregrine dottrine. Molti falsi Cristi e falsi profeti vi stanno intorno; sotto l’apparenza della pietà cercano di negare il valore di Cristo. Fingendo di contestare soltanto gli abusi e le superstizioni, tentano di rovesciare tutti i fondamenti della Religione. Vi invitano alla libertà e a scuotere il giogo dei vostri Principi per imporvi, se sarete tanto infelici da ascoltarli, un giogo pesantissimo e catene che non si potranno sciogliere per l’eternità. Cingete dunque le vostre orecchie con una siepe di spine; non state ad ascoltare lingue nefaste. Gettate dalle vostre mani tutti i libri empi ed osceni, perché essi sono quel calice d’oro di Babilonia pieno di tutte le cose abominevoli con il quale si dà da bere agl’incauti un veleno mortale. Non vi pesi imitare la fede e l’esempio dei primi Cristiani i quali, resi edotti della verità evangelica e della scienza della salvezza, consegnavano agli Apostoli perché li bruciassero tutti i libri che riuscivano a trovare che contenessero vane e fallaci dottrine. Vi sarà qualcuno, fra i figli della Chiesa Cattolica, così deplorevole per Fede e costumi che per conseguire la grazia del Giubileo non sacrifichi al Signore le abominazioni degli Egiziani? Pertanto vi scongiuriamo nuovamente, tante volte, tutti in Cristo affinché non disprezziate le ricchezze della bontà, della pazienza, della longanimità di Dio e – ignorando, o volendo ignorare la sua benignità che v’invita al pentimento – non accumuliate una tale massa d’ira che si scatenerà contro di voi il giorno dell’ira. Ma ciascuno di voi, nell’amarezza del proprio cuore, richiami a diligente esame, davanti a Dio, tutti gli anni della propria vita, pianga i peccati, sconfessi gli errori, detesti i maestri dell’errore e fugga da essi; infine si rivolga a Dio con tutto il cuore in modo che il Signore, placato, si rivolga a sua volta al proprio popolo e gli sia propizio, e invece dei meritati flagelli gli conceda moltissimi beni in questa vita per poi concedergliene dei maggiori nell’altra.

14. Vogliamo poi ed ordiniamo che la presente lettera abbia validità ed efficacia in ogni sua parte e che riporti ed ottenga il suo pieno effetto ovunque sia stata pubblicata dagli Ordinari locali, e possa giovare a tutti i fedeli Cristiani che vivono nella grazia e in obbedienza alla Sede Apostolica e che abitano in detti luoghi o che vi ritornino dopo la navigazione e il viaggio. Nonostante le Costituzioni Apostoliche di non concedere indulgenze ad instar ed altre simili emanate nei Concilii universali, provinciali e sinodali e nonostante le ordinazioni e riserve generali o speciali di assoluzioni, allentamenti o dispense, come pure nonostante qualsivoglia statuto, legge, uso, consuetudine ancorché convalidati da giuramento, conferma Apostolica o altra qualunque autenticità di qualsiasi Istituto, Congregazione, Ordine, anche mendicante e militare, e nonostante ancora i privilegi, gl’indulti e le lettere Apostoliche concessi agli stessi e anche singolarmente che proibiscono ai professori di tali Ordini, Congregazioni e Istituti di confessare i propri peccati fuori della propria Religione, ad essi, tutti e singoli, sebbene per la loro sufficiente deroga si debba fare speciale, specifica, espressa ed individuale menzione, e si debba osservare qualche determinata formalità, considerando per inserito il tenore di esse e rispettate esattissimamente tutte le formalità, per questa volta, e solo perché abbiano effetto le Nostre disposizioni premesse, pienissimamente deroghiamo, così come deroghiamo a qualunque altra norma contraria.

15. Vogliamo poi che ai transunti o alle copie di questa Nostra lettera, anche stampati, sottoscritti di mano di qualche Notaio pubblico e muniti del sigillo di persona costituita in dignità ecclesiastica si presti da tutti la medesima fede che si presterebbe a questa stessa se fosse esibita o mostrata.

16. Pertanto a nessuno, assolutamente, sia lecito violare questa carta di estensione, esortazione, commissione, concessione, deroga, decreto e volontà Nostra, od opporsi ad essa con temerario ardimento. Se qualcuno oserà commettere tale attentato, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Apostoli Pietro e Paolo.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 dicembre dell’anno dell’Incarnazione del Signore 1825, anno terzo del Nostro Pontificato.

 



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