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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

Angeli e demoni

Lunedì, 29 settembre 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.222, Mart. 30/09/2014)

 

La lotta contro i piani astuti di distruzione e disumanizzazione portati avanti dal demonio — che «presenta le cose come se fossero buone» inventando persino «spiegazioni umanistiche» — è «una realtà quotidiana». E se ci facciamo da parte, «saremo sconfitti». Ma abbiamo la certezza di non essere soli in questa lotta, perché il Signore ha affidato agli arcangeli il compito di difendere l’uomo. Ed è proprio il ruolo di Michele, Gabriele e Raffaele che Papa Francesco ha ricordato nella messa celebrata lunedì 29 settembre, giorno della loro festa, nella cappella della Casa Santa Marta.

Il Pontefice ha fatto subito notare che «le due letture che abbiamo ascoltato — sia quella del profeta Daniele (7, 9-10.13-14) sia quella del vangelo secondo Giovanni (1, 47-51) — ci parlano di gloria: la gloria dal cielo, la corte del cielo, l’adorazione nel cielo». Dunque, ha spiegato, «c’è la gloria» e «in mezzo a questa gloria c’è Gesù Cristo». Dice, infatti, Daniele: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile ad un figlio d’uomo. Gli furono dati potere, gloria e regno. Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano». Ecco dunque, ha detto Francesco, «Gesù Cristo, davanti al Padre, nella gloria del cielo».

Una realtà che la liturgia rilancia anche nel Vangelo. Così, ha proseguito il Papa, «a Natanaèle che si stupiva, Gesù dice: Ma, vedrai cose più grandi. Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». E «prende l’immagine della scala di Giacobbe: Gesù è al centro della gloria, Gesù è la gloria del Padre». Una gloria che, ha chiarito il vescovo di Roma, «è promessa in Daniele, è promessa in Gesù. Ma è anche promessa fatta nell’eternità».

Il Pontefice ha poi fatto riferimento all’«altra lettura» tratta dall’Apocalisse (12, 7-12). Anche in quel testo, ha precisato, «si parla di gloria, ma come lotta». Vi si legge infatti: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana, e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli».

È «la lotta fra il demonio e Dio», ha spiegato. Ma «questa lotta avviene dopo che Satana cerca di distruggere la donna che sta per partorire il figlio». Perché, ha affermato il Papa, «Satana sempre cerca di distruggere l’uomo: quell’uomo che Daniele vedeva lì, in gloria, e che Gesù diceva a Natanaèle che sarebbe venuto in gloria». E «dall’inizio la Bibbia ci parla di questo: questa seduzione per distruggere di Satana. Magari per invidia». E in proposito Francesco, facendo riferimento al salmo 8, ha sottolineato che «quell’intelligenza tanto grande dell’angelo non poteva portare sulle spalle questa umiliazione, che una creatura inferiore fosse fatta superiore; e cercava di distruggerlo».

«Il compito del popolo di Dio — ha spiegato il Pontefice — è custodire in sé l’uomo: l’uomo Gesù. Custodirlo, perché è l’uomo che dà vita a tutti gli uomini, a tutta l’umanità». E, da parte loro, «gli angeli lottano per far vincere l’uomo». Così «l’uomo, il Figlio di Dio, Gesù e l’uomo, l’umanità, tutti noi, lotta contro tutte queste cose che Satana fa per distruggerlo».

Infatti, ha affermato Francesco, «tanti progetti, tranne i peccati propri, ma tanti, tanti progetti di disumanizzazione dell’uomo sono opera di lui, semplicemente perché odia l’uomo». Satana «è astuto: lo dice la prima pagina della Genesi. È astuto, presenta le cose come se fossero buone. Ma la sua intenzione è la distruzione».

Davanti a questa opera di Satana «gli angeli ci difendono: difendono l’uomo e difendono l’uomo-Dio, l’uomo superiore, Gesù Cristo, che è la perfezione dell’umanità, il più perfetto». È per questo che «la Chiesa onora gli angeli, perché sono quelli che saranno nella gloria di Dio — sono nella gloria di Dio — perché difendono il grande mistero nascosto di Dio, cioè che il Verbo è venuto in carne». Proprio «quello vogliono distruggere; e quando non possono distruggere la persona di Gesù cercano di distruggere il suo popolo; e quando non possono distruggere il popolo di Dio, inventano spiegazioni umanistiche che vanno propriamente contro l’uomo, contro l’umanità e contro Dio».

Ecco perché, ha detto il Papa, «la lotta è una realtà quotidiana nella vita cristiana, nel nostro cuore, nella nostra vita, nella nostra famiglia, nel nostro popolo, nelle nostre chiese». Tanto che «se non si lotta, saremo sconfitti». Ma «il Signore ha dato questo compito di lottare e vincere principalmente agli angeli».

E anche per questo, ha aggiunto, «il canto finale dell’Apocalisse, dopo questa lotta, è tanto bello: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il Regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte”». L’obiettivo era perciò la distruzione e, di conseguenza, nell’Apocalisse c’è questo «canto di vittoria».

Proprio ricordando la festa degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, il Papa ha ribadito come questo sia, appunto, un giorno particolarmente adatto per rivolgersi a loro. E anche «per recitare quella preghiera antica ma tanto bella all’arcangelo Michele, perché continui a lottare per difendere il mistero più grande dell’umanità: che il Verbo si è fatto uomo, è morto ed è risorto». Perché «questo è il nostro tesoro». E all’arcangelo Michele, ha concluso Francesco, chiediamo di continuare «a lottare per custodirlo».

 



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